Questa isola si articola in 3 parti:
- Lo straniero
-
- Collegamento interdisciplinare: filosofia
- Attività: lo straniero nella cultura occidentale
- Attività: la presenza degli stranieri in Europa, un’analisi dei dati
- Il razzismo
- Collegamenti interdisciplinari: storia e filosofia
- Ospitalità e dialogo multiculturale
- Collegamenti interdisciplinari: religione
- Attività: i diritti del migrante
- Attività: scrivere un testo argomentativo
- Attività: alla ricerca delle diverse tradizioni musicali
DOCUMENTI SCARICABILI
In questi file sono riportati i testi di Martini e di altri autori proposti per questa Unità, come pure i link per scaricare gli articoli della rivista Aggiornamenti Sociali suggeriti per l’approfondimento.

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Parte I: Lo straniero
Per rompere il ghiaccio:
Il razzismo smontato dall'ironia dei bambini
Chi è lo straniero? Per favorire l’elaborazione di una risposta a questo interrogativo, è opportuno avviare una metariflessione critica sui concetti di limite e confine, spesso erroneamente usati come indistinti.
Se il limite sancisce formalmente e praticamente un divieto che impedisce ogni possibile oltrepassare, il confine è, invece, una linea che demarca una divisione fra due o più elementi i quali, sebbene distinti, necessitano l’uno dell’altro nel loro essere poli di una dualità che non permette alcuna sintesi.
Per un collegamento con l’attualità è possibile proporre un’attività sui “confini contesi” o “dubbi” oggi.
Come Google Maps mostra i confini dei territori contestati
Materiali dalla rivista “Aggiornamenti sociali”
Confine, una riflessione in chiave biblica:
Confine-1
Confine-2
COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI: FILOSOFIA
Il filosofo Immanuel Kant offre un valido aiuto per giungere ad una chiarificazione concettuale dei termini limite e confine.
Vedi: Immanuel Kant, Critica della ragione pura, Introduzione, traduzione e note di Giorgio Colli, Adelphi Edizioni, Milano 1976, p. 785.
Per un ulteriore collegamento interdisciplinare è possibile riflettere sui concetti limen (soglia) e limes (barriera) anche con Massimo Cacciari
Massimo Cacciari: Riflessioni su cambiamenti, confini, limiti
L’esistenza di confini, naturali e/o artificiali genera la condizione di straniero, nome che ogni civiltà ha dato e dà a chi, proveniente da altre terre, attraversa le altrui contrade senza essere parte della tradizione storico-culturale che le caratterizza.
Testo di Carlo Maria Martini
Chiesa e società multirazziale
Relazione al convegno della Pontificia università Urbaniana su “Chiesa e società multirazziale” tenutosi a Roma il 22 maggio 1986, in Farsi prossimo, pp. 513-31.
Testo dell’articolo nel pdf presente nella sezione Documenti scaricabili.
Attività: Lo straniero nella cultura occidentale
A partire dal testo di Martini, si propone il confronto con i seguenti brani per individuare similitudini e differenze che favoriscano una riflessione con concetto di estraneità
- Amos, 9, 7 e Isaia 2, 1-5.
- Omero, Odissea, Libro VI, vv 110-210.
- Virgilio, Eneide, Libro I, vv 522 segg.
- Tucidide, Orazione funebre di Pericle, Storie II, 34-36.
- Plutarco: gli stranieri e la fondazione di Roma, in: Maurizio Bettini, Homo sum. Essere “umani” nel mondo antico, Einaudi, Torino 2019, pp. 114 segg.
- Albert Camus, Lo straniero, trad. it. di Garzanti, Milano 1976, p. 92.
- Zygmunt Bauman, E’ il confine a creare lo straniero, cfr. Percorso “Cittadinanza – 9. Cittadini globali”.
Attività: La presenza di stranieri in Italia e in Europa: analisi dati
Vi è una «mobilità determinata dalla libera scelta degli interessati» e una mobilità «che nasce da una costrizione, di qualunque natura essa sia: ideologica, politica, economica eccetera. […] C’è un fenomeno migratorio che ha alle sue origini fattori di ordine positivo, tra cui possiamo ricordare lo sviluppo tecnico ed economico, le mutate relazioni tra i popoli e le nazioni […] d’altra parte, però, continuano a sussistere immigrazioni causate da situazioni difficili o addirittura inaccettabili.» [Carlo Maria Martini, Immigrati in Italia: riflessioni biblico-teologiche in Farsi prossimo, Bompiani, Milano 2021, p. 539.]
A partire dal brano di Martini, dividere la classe in tre gruppi di approfondimento su 3 temi:
- Le migrazioni nel mondo:
- Le migrazioni interne in Italia (pregiudizi tra Nord e Sud Italia)
Storie di migranti
Documentario su Rai Play.
In particolare dal minuto 8.33 al minuto 13.33
- Le migrazioni degli italiani all’estero
a. Per la storia:
b. Quando gli stranieri eravamo noi:
c. Dati sui flussi migratori degli italiani all’estero oggi:
«Il principio fondamentale per affrontare il tema dell’accoglienza degli stranieri in Italia e in Europa è una disposizione interiore a leggere la situazione con spirito profetico, cioè con una disposizione del cuore a vedere nel particolare evento storico che stiamo vivendo un’occasione provvidenziale, un appello a un mondo più fraterno e solidale, una nuova possibilità di scambio reciproco di beni culturali e morali, per una integrazione razziale che sia segno della presenza di Dio tra gli uomini.» [Carlo Maria Martini, Immigrati in Italia: riflessioni biblico-teologiche in Id., Farsi prossimo, Bompiani, Milano 2021, pp. 538-539.]
Le reazioni alla presenza degli stranieri nel nostro Paese possono essere molteplici: alcune positive, fondate sulla consapevolezza che siamo tutti stranieri nel senso di pellegrini su questa terra; altre negative, generate da atteggiamenti xenofobi, dalla paura del diverso.
Questa premessa introduce alle prossime tappe del percorso: il razzismo come reazione negativa e l’accoglienza quale reazione positiva e presupposto o del dialogo multiculturale.
Parte II: Il razzismo
Si propone un contributo per supportare l’attività di quei docenti ed educatori che scelgono di intraprendere un percorso di riflessione sui concetti di razza e razzismo al fine di individuare l’origine e la natura di stereotipi e pregiudizi che impediscono la realizzazione di un dialogo multiculturale fra uomini e donne appartenenti a tradizioni culturali differenti.
Razzismo, razza. Di cosa parliamo?
Possiamo provare ad anticipare il ragionamento in termini un po’ risoluti: il concetto di razza mantiene una sua consistenza se ne parliamo a proposito di allevamenti (topi, cani, cavalli, e così via); non ha alcun fondamento e alcun senso quando viene associato alla specie umana. Le origini del razzismo si rintracciano in osservazioni di carattere culturale, smentendo la validità delle motivazioni biologiche.
La categorizzazione cognitiva
L’origine del concetto di razza non sta tanto nei fatti (la conformazione del viso, il taglio degli occhi, ecc.), o nella loro constatazione, quanto nell’importanza che noi attribuiamo a tali fatti.
Consideriamo la differenza nel colore della pelle e nel colore degli occhi: sono tutti fatti del mondo, diciamo. Si sa che, ancora oggi ed erroneamente, con un po’ di pregiudizio, si dice talvolta razza nera, razza bianca e così via. E’ mai capitato di distinguere gli uomini in razze a partire dal colore degli occhi? La distinzione del colore degli occhi non ha alcuna funzione sociale dirimente, mentre quella in base al colore della pelle sì!
Per lo più, il nero appartiene ad una categoria di uomini e donne che hanno occupato ed occupano gli strati meno agiati della popolazione e che sono stati protagonisti di una storia di sudditanza, il che ha indotto a rappresentarli secondo tratti umani inferiori.
In sintesi, nella categorizzazione dei gruppi umani assistiamo ad un’associazione tra le categorie sociali e un sistema di valori che attribuiamo a tali categorie e che tende a trasmettersi nei discorsi che noi pronunciamo quando parliamo di questi fatti.
Dunque, il razzismo è un atteggiamento culturale che ha cercato legittimità in una categoria concettuale inconsistente dal punto di vista scientifico per quanto riguarda la specie umana.
Stereotipi
Quando una categoria sociale è fortemente specificata mediante l’attribuzione di tratti o caratteristiche differenziali considerate emblematiche, stabilmente costitutive della categoria, siamo di fronte alla produzione degli stereotipi.
Così si produce lo stereotipo: i tratti riconosciuti propri di quella categoria vengono attribuiti a tutti o alla maggior parte dei membri di quella categoria. In fondo, costruire stereotipi costituisce una scorciatoia mentale e una forma di economizzazione del pensiero che ci consente di percepire un individuo come appartenente a una categoria particolare.
Lo stereotipo relativo ad un gruppo sociale implica, allora, che i membri di quel gruppo siano percepiti come essenzialmente simili, salvo consentire eccezioni sulla base di esperienze o interessi particolari dell’osservatore.
… e pregiudizi
Gli stereotipi conducono, sovente, all’attribuzione di un valore allo stereotipo stesso che, in tal modo, perde ogni sua caratteristica puramente illustrativa per divenire prospettiva culturale: si giunge, così, con una certa facilità, al pregiudizio.
La radice di molte forme di esclusione sociale, dal rifiuto dell’accoglienza fino alle più crudeli pratiche di sopraffazione degli individui e dei popoli, dall’indifferenza verso il dolore fino a negarne l’evidenza, è la convinzione di appartenere – per natura o per storia, per nascita o per formazione – alla parte migliore del mondo, alla parte della civiltà del bene.
Materiali dalla rivista «Aggiornamenti sociali»
Riflessione di fondo: “Siamo tutti razzisti”
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/siamo-tutti-razzisti/
COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI
Storia
– Leggi di Norimberga
– Leggi razziali
Filosofia
La filosofa Hanna Arendt ha riconosciuto in questo processo culturale di esaltazione del Noi una delle cause di quello che è il male assoluto, che ha generato Auschwitz e tanti altri luoghi di morte, dolore e sofferenza umana. Questo processo giustifica anche quell’altra espressione – la banalità del male – con cui l’Autrice ha cercato di dare una spiegazione ai genocidi della storia. Il contesto culturale che rende partecipi di una umanità progredita e superiore accompagna, sovente, verso le frontiere dell’inumanità nei confronti di altri che di tale contesto culturale non sono parte.
Hanna Arendt, La banalità del male, trad. it. di P.Bernardini, Milano, Feltrinelli 2008.
Parte III: Ospitalità e dialogo multiculturale
Ospitalità e accoglienza: coltivare una chance con spirito profetico
Ero Straniero e mi avete ospitato [Mt, 25, 34-36]
In Chiesa e società multirazziale, Martini insiste sul presupposto della prassi dell’ospitalità: vivere l’apertura ad altri popoli come una straordinaria chance che possiamo fare nostra, avendo dalla nostra il senso della democrazia e della pace, il dialogo, lo scambio e l’accoglienza. La via della pace passa necessariamente dall’ospitalità: se la pace è lo scopo, l’ospitalità è il mezzo.
In Immigrati in Italia, si legge che, per affrontare il tema dell’accoglienza, è importante coltivare la «disposizione interiore a leggere la situazione dello straniero con spirito profetico, cioè con una disposizione del cuore a vedere nel particolare evento storico che stiamo vivendo un’occasione provvidenziale, un appello a un mondo più fraterno e solidale, una nuova possibilità di scambio reciproco di beni culturali e morali, per una integrazione razziale che sia segno della presenza di Dio tra gli uomini». [Carlo Maria Martini, Immigrati in Italia in CMM, Farsi prossimo, Bompiani, Milano 2021, p. 538]
Il fenomeno dell’immigrazione va considerato nel quadro di un ordine economico globale orientato al bene comune; dunque, in un primo momento, è bene discernere quali siano le cause, positive o negative, della mobilità degli stranieri, per poi impegnarsi nella stesura di un programma di dialogo internazionale che favorisca il passaggio culturale dall’accoglienza all’integrazione reale dello straniero, fino a giungere alla costruzione di una casa comune.
Parlare di integrazione reale dello straniero significa far emergere un concetto di integrazione di uso pratico, che prevede che l’immigrato sia reso sempre più protagonista della vita della comunità, affinché possa inserirsi totalmente in essa, senza, tuttavia, dover necessariamente abbandonare le proprie tradizioni culturali e/o religiose.
I diritti del migrante: un capitolo di etica sociale non solo di politica
Tenendo ben salda la certezza che siamo tutti figli di Dio, redenti da Gesù, Martini considera il riconoscimento dei diritti universali lo strumento necessario per un dialogo internazionale. Indipendentemente dai motivi che hanno spinto chiunque ad emigrare, a costui devono essere riconosciuti i diritti fondamentali di ogni persona umana, nella stessa misura in cui essi vengono riconosciuti ai cittadini del Paese in cui si stabilisce.
Martini auspica, allora, la nascita di una Carta dei diritti del migrante quale punto di riferimento delle legislazioni e degli interventi in materia dei governi.
C. M. Martini, Immigrati in Italia. Riflessioni biblico teologiche in Farsi prossimo, Bompiani, Milano 2021, pp. 541-42.
Testo citato leggibile nel pdf presente nella sezione Documenti scaricabili.
Attività: i diritti del migrante
Si propone di riflettere sulla lista di diritti suggerita da Martini, concentrandosi in particolare su uno di essi che possa essere tradotto in un’attività pratica pensata dai giovani.
Collegamento al Percorso Cittadinanza.
Ulteriori spunti sul sito del Centro Astalli.
COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI
Religione
– Prima lettera di Pietro 3, 8-12.
E’ possibile un passo ulteriore verso un’effettiva interazione fra culture?
È necessario favorire un passaggio culturale che permetta di trasformare la semplice accoglienza in integrazione reale. Perché questo avvenga è necessario che ci si abbia a porre nella prospettiva di una società meno monolitica, più articolata e aperta, caratterizzata dalla compresenza equilibrata e arricchente di diverse culture, razze, religioni. In proposito, a Basilea15 si sottolineava che occorre ricercare soluzioni che portino a una pluralità di cultura, di tradizioni e di razze in Europa. Si tratta – per riprendere un’espressione usata e rievocata a Basilea – di costruire una casa comune europea. […]
Per far questo è necessario però fare emergere un concetto di integrazione che possa essere di uso pratico per una regolamentazione del processo immigratorio. Perché si abbia una società multirazziale integrata occorre assicurare l’accettazione e la possibilità di assimilazione di un nucleo minimo di valori che costituiscono la base di una cultura mondiale. Sono necessarie e indilazionabili leggi giuste che tutelino efficacemente i diritti degli immigrati. Si apre quindi tutto un capitolo di etica sociale e politica.
M. Martini, Immigrati in Italia. Riflessioni biblico teologiche in Farsi prossimo, Bompiani, Milano 2021.
Attività: scrivere un testo argomentativo
Testo argomentativo a partire seguente frase di Martini:
Sono venuto in mezzo a voi come straniero
ho vissuto in mezzo a voi come fratello;
ho avuto la gioia di essere trattato come cittadino;
ritorno al mio Paese come amico di questo popolo.
Muovendo dal riconoscimento del valore del linguaggio come strumento atto a soddisfare la necessità di comunicare con chi è straniero, si propongono le seguenti attività quali orizzonti comunicativi capaci di favorire la nascita dell’interazione fra culture:
Se oggi riusciremo a comunicare con questi nostri fratelli, per il domani avremo preparato orizzonti comunicativi per l’intera nuova Europa
- M. Martini, Immigrati in Italia. Riflessioni bibilico teologiche in CMM, Farsi prossimo, Bompiani, Milano 2021, p. 552.
Attività: alla ricerca delle diverse tradizioni musicali
La musica: cercare con i ragazzi brani di diversa tradizione musicale e organizzazione di un concerto-evento rappresentativo delle musiche di diversi Paesi e condivisione con studenti di altre classi.
Per trovare spunti:
Ulteriori approfondimenti martiniani
Università Bicocca: prima edizione della Martini Lecture
Filmografia
East is East, di Damien O’Donnel, Gran Bretagna 1999
Almanya – La mia famiglia va in Germania, di Yasemin Samdereli, Germania 2011
Amore, cucina e curry, di Lasse Hallström, India Usa 2014